Sabato 10 febbraio

Dal tema migrazioni inizia il cammino “giustizia e pace”

Aspettando papa Francesco

Sabato 10 febbraio in episcopio il primo approfondimento tematico in preparazione alla visita di papa Francesco del prossimo 18 maggio.

Sabato 10 febbraio alle 10.30 nel Salone dei vescovi dell’episcopio veronese (piazza Vescovado, 7 – Verona) un convegno sulle migrazioni segnerà la prima tappa del percorso “Giustizia e pace si baceranno” che coinvolgerà la Chiesa di Verona, la città scaligera, ma anche molti movimenti e associazioni di tutto il territorio italiano.

Interverranno:

  • Francesco Savino, vicepresidente Conferenza Episcopale Italiana e vescovo di Cassano all’Jonio;
  • Lucia Capuzzi, giornalista inviata di Avvenire;
  • Gianfranco Schiavone, presidente Consorzio italiano solidarietà, ex vicepresidente Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione).

 

Per partecipare è necessario iscriversi sul sito Eventbrite dato il numero limitato di posti. Per tutti sarà possibile seguire le conferenze in diretta su Telepace (canale 76 Veneto e 75 Roma) e sulla sua App.

Momento culminante di questo percorso tematico sarà ovviamente la visita a Verona di papa Francesco sabato 18 maggio 2024, che vedrà il Pontefice, tra l’altro, incontrare le realtà convocate per “Arena di pace”, il mondo del carcere di Montorio-Verona e tutta la cittadinanza nella celebrazione eucaristica allo stadio Bentegodi.

Spiega fratel Antonio Soffientini, missionario comboniano, tra i promotori di “Arena di pace 2024”: «Quando siamo partiti con l’idea di riprendere Arena di pace, rilanciando la tradizione degli incontri organizzati a Verona fin dal 1986, l’ultimo nel 2014, abbiamo pensato che la pace non è solo assenza di guerra; ci sono altre condizioni, altri elementi che portano alla pace: difesa della democrazia e dei diritti; un lavoro giusto per tutti; la possibilità di muoversi, andare e venire per tutti; una relazione salutare e buona con l’ambiente, ovvero l’ecologia integrale. A partire da questo già nei mesi scorsi abbiamo dato inizio a cinque tavoli di lavoro per approfondire questi temi: sono stati spazi di confronto che sono serviti a fare rete e che sono stati ispirati a quella che il Pontefice chiama “etica della progettazione”. Il percorso e il coinvolgimento della cittadinanza attraverso questi appuntamenti rispondono all’idea che, come dice papa Francesco, se vogliamo cambiare la realtà dobbiamo farlo dal basso».

Ad introdurre al tema specifico di sabato 10 febbraio è invece don Renzo Beghini, presidente di Fondazione Toniolo e anch’egli tra i promotori di “Arena di pace 2024”:

«La violenza che si esercita “a pezzi”, in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze.

Ma le persone migrano anche per altre ragioni. Prima fra tutte il “desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la “disperazione” di un futuro impossibile da costruire”. Si parte per ricongiungersi alla propria famiglia, per trovare opportunità di lavoro o di istruzione: chi non può godere di questi diritti, non vive in pace.

Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. “Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace»” ci dice papa Francesco. Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Perché la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune.

Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono al problema delle risorse che sono sempre limitate. Praticando la virtù della prudenza, i governanti sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, “nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell’inserimento”».