3° incontro tematico

Un nuovo equilibrio tra lavoro, economia e finanza

In preparazione all'Arena di Pace

Si è tenuto sabato 23 marzo il terzo incontro in Salone dei vescovi che prepara la visita di papa Francesco del prossimo 18 maggio dove parteciperà anche ad Arena di Pace 2024. Ad aprire la mattinata il contributo video di Rete dei Numeri Pari, che hanno portato all’attenzione di tutti alcune criticità dell’attuale sistema economico.

Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze bancarie Università Cattolica Milano, ha evidenziato come “è pericoloso quando la finanza diventa il fine e il lavoro diventa il mezzo; bisogna ricordare che il fine è lo sviluppo integrale, altrimenti si va incontro a crisi profonde, non solo finanziarie. D’altra parte, non si può pensare al lavoro solo come scambio di beni materiali, perché ci sono di mezzo anche i beni relazionali, tra cui la fiducia, che d’altra parte è pure la base del fare credito finanziario. Dobbiamo riportare al centro l’etica, che è fondativa di tutte le relazioni economiche, ma la questione è pensare di quale etica parliamo”. A tal proposito ha aggiunto: “Occorre un’etica che metta al centro la persona e l’indole relazionale della persona”. Inoltre la Chiesa ricorda che il punto unico non è il profitto, ma il bene delle persone e della società, il sistema ambientale. Altro problema è che, nel guardare alla globalizzazione, si sta passando “da un paradigma legato alla concorrenza a un paradigma legato al conflitto”; si deve invece puntare all’ecologia e allo sviluppo integrale, come pure gli studiosi di economia sottolineano.

Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, ha mostrato come verso giustizia e pace “si sono fatti passi avanti, anche in ambito finanziario. La Chiesa ha dato negli ultimi decenni tanti stimoli e ora ci sono anche laici che li stanno traducendo in scelte, come la proprietà comunitaria, l’obiettivo trasformativo, una partecipazione non illusoria e sempre più forte”, in un tempo in cui la democrazia mostra delle difficoltà e deve affrontare la sfida del ridurre le disuguaglianze, della cura dell’ambiente, delle tecnologie. Ha, poi, sottolineato come la Diocesi di Verona, insieme ad altre del Veneto, abbia una lunga storia e forza nel credito cooperativo, con le caratteristiche tipiche del fare insieme, del coraggio, del lavoro degno. Oggi “le Banche di credito cooperativo hanno una grande funzione sociale, contribuiscono alla coesione” e sono le più presenti in Italia e, soprattutto in alcuni territori, sono ormai le uniche rimaste.

Daniela Fumarola, segretario generale aggiunto Cisl, ha evidenziato come “oggi c’è la necessità per l’Italia di partire dal lavoro, degno, contrattualizzato, sicuro”.  I giovani oggi vedono il lavoro in una chiave diversa: “La prima questione non è più lo stipendio, ma l’orario e le tutele”. C’è la richiesta di mettere al centro la persona, con gli strumenti di condivisione, la formazione rispetto alle diverse competenze, le opportunità che agevolano il costruire il progetto di vita e quindi alla natalità. Quindi ha spiegato: “Chi opera per il sindacato non deve cercare di realizzare se stesso, ma portare dei lavori, ottenere risultato per tutti, cercare la giustizia sociale che è coniugare etica e sviluppo, essere promotori di pace e di futuro”.

I tre relatori hanno quindi mostrato alcune sfide del futuro tra cui educazione finanziaria, soprattutto riguardo conoscenza, comportamenti, attitudini, competenze finanziarie digitali, dato che altrimenti le persone saranno escluse; partecipazione e welfare partecipativo; confronto; inclusione; prossimità.

Al vescovo Domenico Pompili, sono affidate le conclusioni: “Ringrazio per questa terza tappa verso l’incontro con papa Francesco. Il lavoro, che è stato al centro della discussione di tutto l’Ottocento e Novecento, oggi è una questione taciuta, tanto che alcuni arrivano a dire che il lavoro è finito. Occorre invece ritrovare equilibrio a partire appunto dal valorizzare l’aspetto umano del lavoro con il suo aspetto soggettivo, che è quello che fa la differenza. Solo da qui si può superare la separazione tra economia e politica, il disequilibrio che porta alle guerre. Dobbiamo ritrovare il lato umano del lavoro, che offre poi il senso all’economia e alla finanza”.